
PICCOLI COMUNI: PRIMI PER QUALITÀ DI VITA, MA ULTIMA RUOTA DEL CARRO PER IL GOVERNO
Sono 5.500 i piccoli Comuni italiani, quasi il 70% del totale, nei quali risiedono 10 milioni di persone, poco meno del 20% della popolazione nazionale.
Sono luoghi che si caratterizzato per un’ottima qualità della vita, aria pulita e cibo genuino e che sempre più rappresentano un punto di approdo per chi desidera vivere con una misura diversa e per molti aspetti migliore di quella metropolitana. Luoghi nei quali la necessaria dispersione demografica dovuta all’emergenza Covid risulta meno gravosa rispetto alle grandi metropoli. Oltre che per i residenti, vecchi e nuovi, e in un’ottica di rilancio complessivo del nostro tessuto economico e sociale, i piccoli Comuni sono anche un patrimonio da tutelare e valorizzare come volano per un turismo di qualità. I turisti stranieri che, ci auguriamo, giungeranno ancora numerosi nel nostro Paese, oltre alle tradizionali città d’arte, storicamente apprezzano in particolare l’Italia fatta di borghi e campagne.
I piccoli Comuni sono dunque una risorsa sotto molti punti di vista, straordinario patrimonio di storia, cultura, tradizione, laboriosità.
Eppure questa realtà è ancora troppo trascurata. Si tratta di borghi e paesi che si trovano spesso nelle aree interne, sugli Appennini e in montagna, che per esprimere appieno le loro potenzialità devono ricevere un sostegno concreto da Roma, non solo in termini economici, ma più in generale in un orizzonte complessivo che li metta al centro di una strategia nazionale condivisa e opportunamente declinata sulle diverse realtà.
L’Anci e l’Uncem, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani e l’Unione nazionale comuni comunità enti montani, tengono un dialogo serrato con il Governo e, di recente, Legambiente ha chiesto misure a sostegno dei piccoli centri, ma le risposte, per una situazione che era già difficile prima dell’emergenza sanitaria, sono davvero poche.
Sono necessari incentivi in grado di sostenere l’imprenditoria locale, le attività produttive e l’economia in genere, nuovi fondi per promuovere il turismo, la digitalizzazione, le infrastrutture e i servizi essenziali.
Un disegno chiaro per il mondo dell’agricoltura e incentivi per chi sceglie di stare o trasferirsi in questi piccoli grandi centri. Insomma, serve un disegno chiaro anche per queste località “minori” per dimensioni, che rendono grande il nostro Paese.
Perché il Governo non avvia un dialogo costruttivo e non solo di facciata con gli amministratori dei piccoli Comuni e prova a tracciare un disegno da condividere con il Parlamento approfittando in modo costruttivo anche delle eventuali opportunità europee?
Difficile rispondere. Anziché sperare, è meglio continuare il lavoro sul territorio, proseguendo nel costruire proposte concrete da portare a Roma.