
UNA STRATEGIA PER IL TURISMO
Una delle voci più importanti dell’economia italiana è rappresentata dal turismo, che vale 232 miliardi, il 13 per cento del PIL, e occupa oltre 3 milioni di persone solo per quanto riguarda le strutture che si occupano del settore direttamente. Poi c’è l’indotto, che non è soltanto l’agenzia di viaggio, ma è l’elettricista, l’idraulico, il falegname, tutto quello che gira intorno alle strutture ricettive, alle case vacanza, agli stabilimenti balneari e così via. In tal modo arriviamo a 7 milioni di addetti su 18 milioni di lavoratori in Italia. Sono 450 miliardi di fatturato, praticamente quasi più di un terzo del prodotto interno lordo.
Nel tempo, il Piemonte ha puntato molto sulla diversificazione produttiva per far sì che il territorio potesse beneficiare di un valore aggiunto rispetto alla tradizionale vocazione industriale. Anche grazie al volano internazionale delle Olimpiadi invernali del 2006, molto è stato fatto, con successo, per valorizzare l’eccezionale patrimonio storico, paesaggistico ed enogastronomico.
Il turismo, rilevante vettore di sviluppo per il nostro Paese, le cui potenzialità non sono adeguatamente colte, necessiterebbe però di una visione integrata. La disponibilità di attrattive artistico-culturali, urbanistiche, naturali e paesaggistiche (montane, costiere e collinari), spirituali, climatiche, agroalimentari ed enogastronomiche, rende l’Italia un unicum nel panorama mondiale.
Mettere a sistema tali risorse, connettendo i circuiti tradizionali a percorsi ancora largamente inesplorati come quelli relativi al cosiddetto “turismo lento”, affermerebbe il “brand Italia” in chiave sia interna che internazionale, consentendo quel salto di qualità in grado di generare sviluppo e benessere diffuso sul territorio.
Nell’ambito di una strategia nazionale, è fondamentale che anche a livello regionale e locale le istituzioni e il sistema Piemonte agiscano in fretta per impedire che la crisi causata dal Covid 19 faccia morire un comparto che si stava rivelando florido, con milioni di turisti che sceglievano ogni anno le province piemontesi e Torino.
Perché il turismo prosperi devono in primo luogo godere di buona salute gli alberghi e tutte le strutture ricettive. Solo alcuni hotel in Piemonte hanno già riaperto i battenti, altri attendono tempi migliori. Ma molti alberghi rischiano di chiudere per sempre.
Le previsioni di occupazione delle stanze per i mesi di giugno, luglio e agosto 2020 non superano il 15 per cento del totale. Le associazioni di categoria degli albergatori hanno commissionato uno studio ad esperti e docenti universitari per capire quali siano le iniziative migliori da intraprendere. E questa è un’azione utile. Ma è indispensabile che le istituzioni trovino risposte e risorse per la rete alberghiera.
Turismo significa anche puntare sul settore del food e dei prodotti di qualità, come il vino e tutto l’agroalimentare. Significa valorizzare i borghi e le loro tipologie edilizie e abitative storiche, la cultura e l’economia contadina e della montagna, il tempo libero e lo sport da praticare a stretto contatto con la natura e il paesaggio. È anche necessario stringere alleanze nelle politiche turisticamente tra territori contigui come Piemonte, Liguria e Lombardia.
Bisogna intervenire con determinazione. Sono necessari almeno 2 miliardi e mezzo di liquidità vera; l’introduzione dei voucher, non solo quelli vacanza; un tax credit totale. Sono questi gli elementi per lanciare una strategia per il turismo, i territori e il Paese.