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6 Febbraio 2020
Comunicati stampa, News

Tartufi: con i miei emendamenti valorizziamo le zone di raccolta sviluppando la tracciabilità attraverso il DNA

Roma, 6 febbraio 2020 – Prosegue in Commissione agricoltura al Senato la discussione del disegno di legge in materia di raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi. Un tema importante per cercatori e appassionati del prezioso fungo ipogeo, seguito sin dall’avvio dei lavori anche dal Senatore Massimo Berutti, che evidenzia, però, alcune profonde perplessità sulle denominazioni delle specie che possono essere raccolte e destinate al consumo e avanza alcune proposte per evitare di ingenerare confusione nei consumatori e danni ai prodotti del territorio.

“L’articolo 6 del disegno di legge, che specifica quali tartufi possono essere raccolti e destinati al consumo – spiega Berutti – riporta come prima specie il ‘tuber magnatum pico’ detto ‘tartufo bianco pregiato (o anche tartufo bianco del Piemonte o di Alba e Tartufo bianco di Acqualagna)’. Ciò significa che se non si interverrà per modificare la dicitura attualmente ipotizzata, tutti i ‘tuber magnatum pico’ raccolti in Italia potranno essere chiamati ‘tartufo bianco del Piemonte o di Alba’. Una scelta che rischia di far perdere la tracciabilità dell’origine e le peculiarità territoriali dei singoli prodotti, con possibili conseguenze negative sul valore gastronomico e monetario. Per questo è necessario prevedere per il ‘tuber magnatum pico’, così come per le altre specie, la sola dicitura scientifica e a seguire la zona di provenienza in modo tale che le zone ad alta vocazione possano trovare espressione e riconoscimento. È proprio in questa direzione che vanno i miei emendamenti volti a valorizzare e rafforzare il lavoro dell’Università del Piemonte Orientale sulla tracciabilità analitica del prodotto e l’eliminazione dei dubbi circa la sua provenienza attraverso la creazione di una banca dati del DNA dei tartufi per mezzo dell’analisi di microelementi chimici caratteristici delle tartufaie naturali della zona di raccolta. Valorizzare tale innovazione – conclude Berutti – consentirà una tracciabilità definita a vantaggio dei consumatori, dei cercatori, dell’intera filiera e dei territori di provenienza”.

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