
SOSTENERE GLI ALLEVATORI PER NON SVANTAGGIARE I CONSUMATORI. CE LO DICONO I NUMERI
L’aumento dei prezzi delle materie prime, a cui si è aggiunta la scarsità dei raccolti provocata da un clima che ha penalizzato le coltivazioni con piogge torrenziali e periodi di siccità prolungati, ha fatto salire il costo degli alimenti zootecnici di circa il 50% nell’arco di un anno. Un colpo durissimo per gli allevatori, spesso costretti a lavorare in perdita.
Con il perdurare di questa situazione molte stalle saranno costrette a chiudere, con irreparabili danni per tutta la filiera agro-zootecnica. Anche il comparto della Razza Piemontese, che sembrava al riparo da crisi di mercato, nell’ultimo anno ha registrato una flessione dei prezzi di circa il 25%, inducendo molti allevatori a valutare la conversione della produzione.
In difficoltà anche il settore delle uova, con prezzi di vendita scesi del 5-6% rispetto a un anno fa e con costi di produzione in forte aumento. Per non parlare del comparto lattiero-caseario, che registra un notevole divario tra i prezzi all’origine e quelli al consumo: per il mercato del latte spot, ovvero quello che non è sotto contratto, nelle ultime settimane i listini hanno fatto segnare aumenti considerevoli e attualmente la quotazione è di circa 41 centesimi al litro, mentre il latte sotto contratto, ossia quello ritirato quotidianamente dai caseifici per la produzione latte fresco o di formaggi, è pagato tra i 35 e i 37 centesimi al litro (al netto dell’Iva).
Gli allevatori dunque sono stretti in una morsa: con un prodotto deperibile e uno scarso potere contrattuale finiscono per essere vittime di una grave penalizzazione dei loro sforzi.
È pertanto urgente e necessario riequilibrare i rapporti all’interno di tutta la filiera agricola per salvaguardare un settore da sempre fiore all’occhiello dell’economia piemontese e, al tempo stesso, per tutelare i consumatori.