
RIPARTENZA: DALLE RISORSE EUROPEE ALLA QUOTIDIANITA’, DOV’È IL PIANO DEL GOVERNO?
Al nostro Paese spetta la quota più alta del Sure, il fondo europeo che costituisce una sorta di cassa integrazione continentale denominata Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency. Degli 81,4 miliardi di euro complessivi, infatti, oltre 27,4 dovrebbero andare all’Italia per finanziare la cassa integrazione.
Quando ci sono risorse utili per il Paese, la notizia è naturalmente positiva di per sé. Certo, dobbiamo ricordarci che non si tratta di un regalo. Sure non è infatti un finanziamento a fondo perduto, ma un prestito che dovrà essere ripagato, probabilmente con qualche vantaggio in termini di interessi rispetto a quelli che avremmo avuto con l’emissione di debito italiano. Come sanno tutti gli imprenditori che ogni giorno mandano avanti il nostro Paese, così come le famiglie che quotidianamente gestiscono la propria economia, quando si ha bisogno di liquidità, una volta contrattate le condizioni del credito, il tema non è tanto mettere in discussione chi offre le risorse, quanto pianificare in modo corretto, preciso, giustificato e se necessario innovativo le modalità con cui usarle, farle fruttare.
Ora, quasi la metà dei fondi stanziati nei decreti varati per lo stato di emergenza sono stati utilizzati dal Governo per erogare sotto molteplici forme dei bonus, magari necessari nelle primissime fasi dell’emergenza, ma sempre più sinonimo dell’orientamento assistenzialista e improduttivo di questo Esecutivo man mano che ci si è allontanati dalla prima fase emergenziale.
A partire dai fondi Sure, che dovrebbero colmare le necessità legate all’occupazione e con l’aggiunta di ulteriori risorse messe a disposizione direttamente e indirettamente a livello europeo, la domanda è: il Governo è in grado di pianificare in modo corretto, preciso, giustificato e se necessario innovativo le modalità con cui usare le risorse?
Dallo spettacolo indecoroso dato su molte partite, ultima in ordine di tempo quella sulla scuola, la risposta sembra essere “no”. Quello che manca a questo Governo, infatti, è la visione politica necessaria per fare le riforme.
Non si può pensare di rilanciare l’economia italiana facendo affidamento su bonus, fondi a pioggia e assistenzialismo, senza una progettualità di lungo termine sui grandi temi come la formazione, le infrastrutture, i trasporti, l’agricoltura, l’industria, il turismo e così via.
Dopo gli Stati Generali e gli annunci mediatici del Premier, dov’è il piano concreto dell’Esecutivo per dare il via alla ripartenza, per salvare imprese e posti di lavoro, rilanciare l’economia, costruire le condizione affinché imprese e famiglie possano muoversi in un sistema senza lacci e lacciuoli e esprimere le proprie energie?
Ora che le risorse finanziarie sono sempre più vicine ad essere disponibili, sarebbe un delitto non disporre della competenza necessaria per impiegarle. Purtroppo questo Governo sembra non aver molto da dire.