
PRIORITÀ ALLA SALUTE SENZA PENALIZZARE L’ECONOMIA
Lo stop and go prodotto dal caso AstraZeneca ha aggiunto un problema alla situazione delle vaccinazioni già di per sé convulsa. Ora che la sicurezza del vaccino è stata confermata, non si fermano però i ritardi nelle forniture. La situazione è stata fino ad ora molto mutevole, con continue modifiche in corsa che hanno costretto soprattutto le Regioni a sforzi immani. Eppure la partita dei vaccini resta centrale, sia per la salute che per l’economia. Su entrambi i fronti, Cambiamo ha avanzato proposte di buon senso e concrete per dare risposte al Paese.
Innanzitutto serve maggiore programmazione. In secondo luogo, sul fronte sanitario è necessario apportare delle modifiche a quello che ora è previsto. Le nostre proposte concrete sono, ad esempio, di prevedere l’obbligo vaccinale per tutto il personale sanitario a contatto con i pazienti e di definire uno scudo penale a tutela del personale medico e sanitario.
La crisi, come sappiamo, non è però solo sanitaria. A questa si affianca anche quella economica. Un problema attuale per imprese, partite Iva e lavoratori, ma anche di prospettiva. Se pensiamo alla vocazione turistica del nostro Paese, e alla prossima estate, è chiaro a tutti che in ballo c’è una partita che vale miliardi di Pil e lavoro. Ristoranti, bar, hotel, porti e marine, locali, stabilimenti balneari, turismo sui laghi, in montagna, in collina. Dobbiamo da subito ragionare affinché questa partita sia giocata al meglio. Per questo serve accelerare sul piano vaccinale; prevedere una revisione delle fasce di rischio, circoscrivendole su scala provinciale, comunale o intercomunale e rendere compatibile la gestione del rischio sanitario con l’apertura delle attività ricettive e commerciali. Serve differenziare le chiusure per non paralizzare il Paese e permettere alle aziende dei territori a basso rischio di riprendere a lavorare ora e in previsione della bella stagione.
Possiamo permetterci o anche solo immaginarci un’estate in sostanziale lockdown? Il sistema Paese non reggerebbe per molto. Il Governo deve dunque andare incontro alle Regioni, definendo sì criteri omogenei per il territorio nazionale, ma consentendo su scala locale provvedimenti ad hoc a seconda delle situazioni.
Dal premier Draghi ci aspettiamo che riduca la burocrazia sia sull’accesso e l’erogazione dei fondi di sostegno e la cassa integrazione, sia sulle procedure di vaccinazione.
Il momento critico non ci permette di perdere tempo prezioso. È dovere dei rappresentanti del Governo, delle amministrazioni locali e di tutte le istituzioni individuare soluzioni in ambito sanitario, senza però ferire mortalmente l’economia. Annientandola non vi sarebbe più futuro per le famiglie, i lavoratori e le imprese.