
IL PAESE DEVE RIPRENDERE A CORRERE SUPERANDO IL PURO ASSISTENZIALISMO E INVESTENDO SULLA FORMAZIONE
La vera legge di bilancio ancora non c’è, quella presentata dal Presidente Draghi all’Europa è per ora solo una cornice, all’interno della quale i contenuti devono ancora essere definiti e quantificati. Certo è che tra i temi più caldi per ora soltanto sfiorati, e sui quali si è già detto di tutto di più, c’è la riforma del fisco, la riorganizzazione del sistema pensionistico con il superamento di quota 100, il rinnovo del tanto dibattuto reddito di cittadinanza, la proroga dei bonus per la rigenerazione del patrimonio edilizio. Tutti temi sui quali sto lavorando con l’obiettivo di aiutare concretamente il Paese a riprendere a correre e voltare pagina rispetto ai due anni di pandemia.
Non riesco però francamente a capire perché ad oggi nessuno tra i ministri abbia ancora toccato il tema della formazione professionale necessaria per consentire che l’ambizioso Piano nazionale di ripresa e resilienza non resti soltanto sulla carta.
La carenza di personale specializzato sta infatti mettendo a serio rischio la ripresa dell’intero Paese: i settori dell’edilizia e dei trasporti sono in grande sofferenza, associazioni datoriali e imprese calcolano la mancanza di almeno 100 mila lavoratori. Servono tecnici, saldatori, operai.
Mi chiedo come sia possibile che non siano stati individuati percorsi di formazione e specializzazione, in particolare per i percettori di reddito di cittadinanza abili al lavoro. Continuerò a far sentire la mia voce su questo tema, con l’auspicio che possa trovare la giusta attenzione all’interno della Manovra.