
SENZA DIALOGO NON C’È SPAZIO PER LE PROPOSTE DELLE FORZE POLITICHE DI MINORANZA E L’ITALIA VA ALLO SBANDO
Sono valse a poco, sin qui, le sollecitazioni del Presidente Mattarella per un confronto parlamentare collaborativo e aperto tra tutte le forze politiche in questo periodo di emergenza sanitaria ed economica. Sembra infatti che, sino a qui, la maggioranza abbia preferito andare avanti per la sua strada, tortuosa e ammalorata, per usare un termine da tecnici della viabilità.
Eppure lo scenario delineato dalla pandemia da COVID-19, uno scenario incerto, che necessita la messa in campo di misure serie e significative per far fronte alla crisi sanitaria e soprattutto a quella economica, impone un dialogo e una ampia condivisione fra le forze rappresentate in Parlamento.
Un dialogo che deve trovare concretezza quanto prima, sui ristori, ma soprattutto sulla manovra di bilancio. Troppo facile che a definirla sia solo la maggioranza, che ha una visione parziale di quello che accade nel Paese e che il compito delle opposizioni si limiti ad osservare quello che succede “dall’altra parte”.
Nessun Governo protempore può infatti immaginare di gestire autonomamente un processo che influenzerà in maniera decisiva le sorti economico-sociali del Paese nel medio e lungo periodo. Il Presidente del Consiglio non può farsi pilotare da forze intente in guerre fratricide e immerse nel caos.
Ci vuole dialogo per evitare di ripetere errori frutto di una cultura politica che predilige l’assistenza alla crescita, il reddito di cittadinanza a nuovi posti di lavoro.
Senza dialogo non c’è spazio per le proposte delle forze politiche di minoranza e l’Italia va allo sbando. Visto che il Presidente del Consiglio chiede agli italiani di dimostrare senso di responsabilità, dovrebbe avere l’onestà intellettuale di esigere che i primi a dimostrare impegno e serietà in questi momenti critici siano proprio gli azionisti di maggioranza del suo Governo, quei cinquestelle che non sono maggioranza nel Paese.
Un Paese reale che ha bisogno di ritrovare serenità e unità e che di certo non può continuare a vivere situazioni schizofreniche, con imprese e partite Iva gravate da difficoltà immani e iniziative surreali come la proposta di sciopero annunciata dai sindacati per il prossimo 9 dicembre a sostegno di una maggiore attenzione al pubblico impiego. Al netto delle inefficienze burocratiche da debellare, i dipendenti pubblici rappresentano una grande risorsa per il funzionamento della macchina statale, ma mi pare quantomeno di cattivo gusto proprio nel momento più difficile per le imprese e le partite Iva costrette alla chiusura (si spera solo temporanea) chiedere di più (che cosa, poi?) per chi ha un reddito garantito.
Quando la politica non ha autorevolezza il Paese va allo sbando già in tempi normali, figuriamoci oggi. Serve dialogo e un atteggiamento responsabile come quello dei capifamiglia, non la rincorsa ad un facile, ma effimero e pericoloso consenso.