
CAMBIAMO PER IL PAESE
È un gioco di parole semplice, ma rende bene l’idea di quello che è il nostro partito e di ciò che vuole mettere a disposizione dell’Italia.
Sul primo fronte, Cambiamo è una forza giovane, la “più piccola tra tutte le forze politiche”, come l’ha definita recentemente l’amico Gaetano Quagliariello. Eppure, come fa giustamente notare, non ci manca la forza delle idee e infatti la nostra proposta, avanzata per primi, di un Governo di salute pubblica, un Gabinetto di guerra per far fronte ai bisogni immediati del Paese, sta diventando realtà.
A quei bisogni si danno risposte attraverso ciò che il nostro partito incarna nel nome, nel metodo e in quello che vuole con forza mettere a disposizione del Paese: il Cambiamento. Un cambiamento che faccia uscire dalle logiche dell’attesa, dell’approssimazione, dei giochi di palazzo che hanno retto lo schema Conte e che porti all’apertura di una fase veramente nuova per la nostra nazione.
Parafrasando Papa Francesco, noi non viviamo un’epoca di cambiamento, ma il cambiamento di un’epoca. A quel cambiamento dobbiamo essere preparati. Politicamente quella che si apre dovrà essere una fase di grandi novità.
Molti mi chiedono perché non abbiamo chiesto il voto, perché abbiamo scelto di tenere il punto sulla necessità di usare questi due anni per fare cose importanti per il futuro. La risposta è semplice: perché abbiamo davanti delle sfide che non possono essere affrontate tra sei mesi, ma necessitano di risposte immediate e perché oggi ci sono le condizioni per intervenire sul nostro sistema istituzionale in modo che la palude che ha caratterizzato parte di questa legislatura sia solo un ricordo dopo le prossime elezioni.
Ora che si conclude il secondo giro di consultazioni del Presidente incaricato Draghi, l’auspicio è che si abbia subito la stabilità di cui il Paese ha bisogno e che si arrivi ad un Governo con le migliori personalità della scena nazionale.
In queste settimane si è parlato tanto di responsabili, il vero tema oggi è che solo degli ir-responsabili avrebbero potuto fare affidamento su un “rattoppo” della maggioranza giallorossa, che come unico esito avrebbe ottenuto un ancor più fragile Esecutivo, mentre in questa fase di emergenza sanitaria, sociale ed economica e di preparazione alla gestione del Recovery fund, che speriamo venga migliorato, l’Italia di tutto ha bisogno tranne che di un Governo debole.
La figura di Mario Draghi ha innanzitutto messo fine all’avvilente ricerca di parlamentari il cui solo obiettivo era raggiungere una maggioranza striminzita e precaria, anziché pensare alle sorti del Paese. Con un Presidente del Consiglio come Draghi e la maggioranza ampia che lo sosterrà, potrà esserci, invece, un Governo forte.
Come ha osservato Giovanni Toti, il Presidente Mattarella ha voluto chiudere con fermezza un teatrino inconcludente e persino disgustoso. L’augurio, ma le consultazioni e le interlocuzioni di questi giorni ci fanno ben sperare, è che ad affiancare la figura del Presidente del Consiglio possano essere Ministri competenti e capaci, in grado di ridare smalto e forza alla vera politica.
Il secondo giro di consultazioni, dal quale, grazie a Cambiamo e ad un centrodestra quasi completamente coeso, nasceranno l’Esecutivo e il suo programma, ci fa ben sperare. Dal nostro confronto con il Presidente incaricato è emerso che sarà un Governo europeista, con un baricentro atlantista. Una collocazione che non possiamo che condividerà in pieno.
Al centro dell’agenda ci sarà la gestione sociosanitaria della pandemia, il Piano vaccinale e il superamento della “depressione” come metodo per (non) affrontare le sfide politiche e sociali. Ci si impegnerà dunque su lavoro, impresa, turismo, cantieri, scuola. Temi che ci sono cari e sui quali bisogna agire e farlo presto.
Mi pare ci siano le premesse per ottenere buoni risultati. Ricordiamoci, però, che si tratta di una proposta di salvezza nazionale, l’elenco degli interventi non potrà quindi essere sterminato. Le riforme saranno e dovranno essere dunque poche, ma incisive: pubblica amministrazione, fisco, giustizia civile. Temi cui affiancare un intervento istituzionale su legge elettorale e magari la previsione di una sfiducia costruttiva che ci avvicini ad un cancellierato.
Ultimo, ma non per importanza, il Recovery plan. Sul quale sarà necessario fare diversi interventi, a partire dalla governace. Un tema che abbiamo fatto presente al Presidente incaricato Draghi. Sul Recovery dobbiamo lavorare per metterlo a terra in modo rapido ed efficace. Il Paese ne ha bisogno e il nostro Piemonte non è da meno: lavoro, infrastrutture, turismo, meno lacci e lacciuoli e una scuola efficiente, efficace e moderna.
Sono i temi sui quali dobbiamo lavorare giorno e notte.
L’esperienza e la credibilità di Draghi rappresentano un buon viatico per avvicinare davvero i Comuni, i territori e le Regioni italiane all’Europa e al futuro.
Cambiamo c’è. Per il Paese.