
SUGLI AMMINISTRATORI LOCALI, RISORSA PREZIOSA E NON ULTIMO ANELLO DI UNA CATENA INEFFICIENTE. RIFLESSIONI A PARTIRE DAL DPCM DEL 13 OTTOBRE 2020
L’alzata di scudi bipartisan dei Sindaci italiani rispetto all’ennesimo DPCM del Governo Conte, quello del 13 ottobre, è la cartina di tornasole sull’assenza di equilibrio tra i livelli istituzionali che governano il Paese. Un’assenza non certo dovuta ai Primi cittadini.
Mentre alcuni osservatori hanno voluto puntare l’indice contro i primi cittadini, quasi questi ultimi volessero sfuggire alle proprie responsabilità, è invece del tutto evidente che l’incapacità di gestire in modo organico e condiviso questi mesi complessi sia dell’Esecutivo, che pur di non prendersi responsabilità dirette continua a tentare inutili rimpalli su Regioni e Comuni.
Va dunque detto con franchezza, ora che le acque tra i due contendenti paiono essersi placate dopo un parziale dietrofront del Governo e un richiamo del presidente Mattarella, che i comuni italiani (oltre 8000, di cui due terzi, circa, Piccoli comuni) si sentono troppo spesso tirare per la giacca e fare da capro espiatorio per le lacune e le inefficienze che invece dipendono dal potere centrale.
Questa concezione centralistica è stata giustamente condannata dai molti che hanno evidenziato che con il DPCM del 13 ottobre, il Governo ha scaricato sui Sindaci le sue responsabilità, mentre le istituzioni di livello “superiore” non possono e non devono lasciare sole le istituzioni locali, soprattutto durante una fase come questa, nella quale non si può scaricare sul più piccolo o sul più debole responsabilità di altri.
L’obiettivo deve dunque essere quello di far sentire ai Sindaci e agli amministratori locali la vicinanza di tutte le istituzioni, a partire dal Parlamento.
Questo, naturalmente, non significa sollevare i Primi cittadini dalle proprie responsabilità, come ad esempio la previsione di misure anti assembramento circoscritte e sostenibili, significa, invece, saper attribuire ad ognuno i compiti appropriati, senza chiedere ad altri di fare quello che evidentemente da Palazzo Chigi faticano a fare.
Un conto è, dunque, per i primi cittadini mettere al servizio dei Prefetti la propria conoscenza del territorio e la propria impareggiabile esperienza per contribuire all’applicazione delle misure anti Covid, altra cosa è sostituirsi ad altri livelli istituzionali senza averne né i mezzi, né le funzioni, né le competenze.
Si potrebbe pensare che l’atteggiamento del Governo visto con il DPCM del 13 ottobre sia solo un errore frutto della tensione determinata dall’emergenza. Se guardiamo però alle dichiarazioni di componenti dell’Esecutivo come il Ministro dell’ambiente Costa, che qualche settimana fa ha accusato i Sindaci di essere responsabili del dissesto idrogeologico, è evidente che questo modo di fare di un Governo e una maggioranza impreparati è strutturale. Così come è strutturale l’indebolimento del sistema degli Enti territoriali, anche sovracomunali, come le Province, messo in atto a partire dal Governo Renzi. Quasi che il sistema degli enti locali debba essere visto come causa dell’aumento della spesa pubblica e non come risorsa concreta, tangibile e sempre presente a disposizione di cittadini e imprese.
Le municipalità e gli altri enti territoriali, ai quali si chiedono impegni e sacrifici spesso al di sopra delle proprie possibilità, sono infatti fondamentali per la prevenzione del dissesto, per spendere le risorse e per la messa in sicurezza del territorio.
Ciò vale per questo ambito e per tutti gli altri, proprio perché i Comuni conoscono le realtà locali in modo approfondito. Ma bisogna metterli in condizione di lavorare.
Nel recente conflitto istituzionale tra Palazzo Chigi e i Sindaci è parso davvero fuori luogo attribuire ai Primi cittadini il ruolo di sceriffi in grado di chiudere vie e piazze in caso di assembramenti, quando è palese che le polizie municipali fanno già quanto possibile per l’ordinaria amministrazione.
Insomma, ancora una volta torna attuale la questione dei rapporti tra Stato ed enti locali.
Come auspica il Capo dello Stato occorrono condivisione, impegno e il contributo di tutti. Augurandosi però che il Governo non cerchi di fare ai Sindaci lo sgradito “regalo” di competenze che non hanno e, soprattutto, fornisca loro strumenti e fondi per operare al meglio a favore delle Comunità locali.