
Intervento in aula sulla riduzione del numero di parlamentari
Grazie Presidente.
Presidente, onorevoli colleghi,
La storia che abbiamo la fortuna di respirare ogni volta che ci accingiamo a compiere in questo emiciclo una parte importante dei compiti che ci sono stati affidati, potrebbe farci cadere nell’errore, invero grossolano, di pensare che il Senato, il Parlamento e più in generale le istituzioni siano sempre uguali a se stesse. In verità, certamente, e per fortuna, le istituzioni si contraddistinguono per essere soggette ad una continua evoluzione che si declina nel segno della continuità. E questo avviene in un sistema, per così dire, duale, dove la componente di evoluzione comporta continue modifiche delle caratteristiche e dell’assetto incarnati dalle istituzioni stesse per essere quanto più possibile funzionali al loro obiettivo principale: essere al servizio dei cittadini.
I mutamenti istituzionali che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese sono difficilmente sintetizzabili. Essi, infatti, hanno inevitabilmente riguardato i molteplici aspetti sui quali si fondano le istituzioni, consentendo loro di funzionare. Se guardiamo a questa molteplicità di cambiamenti, o di possibilità di cambiamenti, sono due le caratteristiche che emergono con chiarezza: la complessità e, in essa, la continua propensione ad adeguare le istituzioni, e tra queste, in primis quelle parlamentari, al mondo esterno, al Paese, e alle sue istanze.
Gestione della complessità e propensione ad adeguare le istituzioni alle caratteristiche e ai bisogni del Paese, sono due temi rispetto ai quali Forza Italia non ha da imparare da nessuno. Lo testimonia la storia. Sul fronte della volontà di adeguare le istituzioni al Paese, basti ricordare e ribadire che già nel 2005 con l’approvazione del disegno di legge costituzionale di modifiche alla Parte II della Costituzione, Forza Italia era intervenuta, approvandola, anche su una riduzione significativa del numero di parlamentari. Per ragioni complesse, che non ripercorrerò, la proposta non venne confermata in sede referendaria, tuttavia è innegabile che anche su quel fronte fummo all’avanguardia. Come dicevo, la proposta relativa alla riduzione del numero di parlamentari contenuta nel nostro disegno di legge costituzionale del 2005, era uno degli elementi, ambiziosi e in buona misura ancora attuali, di un intervento ben più ampio, che aveva e ha a che fare con il modo di intendere il Paese e le sue istituzioni. Arriviamo così all’altro elemento che ho citato come caratteristico del discorso sulle istituzioni: la gestione della complessità. Una capacità che i contenuti del nostro testo del 2005 testimoniano, visto che in esso si tenevano insieme interventi sia sul fronte dei soggetti chiamati a comporre le Camere, che su quello ambientale o strutturale del Parlamento, ovvero sulle sue modalità di funzionamento. Non mi addentro oltre su questa analisi di tipo storico, perché è evidente che in prospettiva l’apporto di Forza Italia su queste partite è da sempre virtuoso e coerente.
Arrivo al presente. Abbiamo sentito sovente in questi giorni, e lo sentiremo ancora, che la riduzione del numero dei parlamentari è contenuta nel contratto di Governo. Bene, bravi. Prima che nel vostro contratto, però, la riduzione del numero di parlamentari è contenuta nel programma sostenuto instancabilmente da Forza Italia per le elezioni che hanno dato vita a questo Parlamento. Nel nostro programma, quel riferimento è però accompagnato dal richiamo ad altri importanti interventi sul fronte istituzionale, dall’elezione diretta del Presidente della Repubblica al rafforzamento dell’autonomia degli enti intermedi e locali. Siamo ancora una volta di fronte al tema della gestione della complessità. Una complessità che nel suo disegno di legge, il collega Quagliarello non dimentica di ribadire, ricordandoci altresì che è però sempre più impellente la necessità di evitare di fare ricorso a facili alibi, come quello sulla legge elettorale, sul quale scaricare tutta la responsabilità di un sistema instabile. A questa premessa, come dicevo, segue la constatazione della necessità di tenere insieme nel ragionamento la consapevolezza che è doverosa una riforma più ampia, che investa rispettosamente il Parlamento e soprattutto la forma di governo. A questo punto, però, la proposta mossa dalle file di Forza Italia coniuga ad una valutazione di ampio respiro, una considerazione di sano realismo politico, proponendo di intervenire con una riduzione del numero dei parlamentari, considerando tuttavia anche l’opportunità di razionalizzare i tempi del sistema bicamerale e il funzionamento del procedimento legislativo. La riduzione del numero dei parlamentari è uno degli elementi di una visione più ampia e completa delle istituzioni e del loro modo di servire il Paese. Ecco, mi si lasci dire che la visione consapevole espressa dal collega Quagliarello nella propria proposta, non emerge dai testi presentati su questo tema dalla maggioranza e questo è evidentemente un problema. È chiaro a tutti, infatti, che per certi versi è tempo per la politica di ridimensionarsi e l’intervento sugli articoli 56 e 57 della Costituzione è un possibile passo in questa direzione. Il tema, però, è come quel passo viene compiuto. La proposta nata tra i banchi di Forza Italia, come ho già detto, inserisce la riduzione dei parlamentari come uno degli elementi di un disegno che in prospettiva è virtuosamente complesso e che nel suo declinarsi tutelerebbe, tutela, le funzioni e la dignità del Parlamento, la rappresentanza, i pesi e contrappesi imprescindibili in un sistema democratico. I disegni di legge della maggioranza, le vostre proposte, apparivano, appaiono, invece, riduzionisti – tanto riduzionisti che persino il relatore ha deciso di ridurre, anzi di azzerare il suo apporto in Aula – riduzionisti, dicevo, e concentrati solo sul mero dato numerico: tolgo tot deputati di qua, tolgo tot senatori di la. Siamo, ancora una volta, di fronte ad un intervento che per come lo presentate appare come uno spot da campagna elettorale permanente, che non guarda alla complessità, che non guarda all’intarsio tra la disposizione costituzionale e il sistema politico, il sistema elettorale, i regolamenti e il funzionamento interno delle Camere e così via. Ma in fondo è questo quello che sapete fare, spot buoni per i social network, che si possono sintetizzare con poche parole d’impatto senza pensare alle conseguenze e alla complessità. Il rischio, cancellata la complessità, è che anziché porre in essere un intervento che contribuisca ad adeguare, come giusto, le istituzioni al Paese, si faccia mera propaganda. Il timore ancor più profondo, è però che un intervento pensato nei termini in cui voi lo avete pensato, sia inserito in un progetto più ampio e fraudolento, che mira ad attaccare le funzioni e la dignità del Parlamento. Quel Parlamento che il vostro mentore, quel mentore che forse nemmeno più vi sostiene – e su questo non saprei dire se sia un bene o un male – vorrebbe trasformare in un Parlamento di sorteggiati. Su questo fronte, così come nel caso del mostruoso referendum propositivo senza quorum che vi ostinate a proporre, prima o poi, più prima che poi, dovrete spiegarci che cos’è questa vostra avversione per i conducenti, questa vostra propensione naturale a prendervela con chi dovrebbe avere la responsabilità – ma voi la responsabilità non sapete cosa sia perché rimettete tutto ai tecnici, alle analisi costi benefici, alla “manine”, mentre la politica è proprio il contrario di questa vostra continua fuga dalla realtà – questa vostra propensione a prendervela, dicevo, con chi dovrebbe avere la responsabilità di condurre il Paese verso un futuro migliore.
Non voglio soffermarmi oltre sulle vostre molte contraddizioni, d’altronde siamo di fronte ad un provvedimento potenzialmente virtuoso, purché su di esso ci sia concesso di intervenire e soprattutto purché esso non venga ridotto da parte vostra, come fate sovente, nel già citato spottino acchiappa “mi piace” da social, al quale non siete in grado di dare attuazione in modo virtuoso in un orizzonte di ampio respiro.
È evidente, lo dice la storia di Forza Italia, che per noi l’obiettivo è quello di avviare un percorso che renda la politica più vicina, agile, efficace, efficiente, utile a chi lavora e a chi crea lavoro. Siamo dunque favorevoli all’approvazione di una proposta di riduzione del numero di parlamentari, della quale, in fondo, siamo stati precursori. Forza Italia non si tirerà indietro. Però sappiate che il nostro favore non si basa sulle stesse ragioni che qualche algoritmo ha pensato per voi.